La forma dell’Archetipo
laboratorio di costruzione maschera
La forma dell’Archetipo
laboratorio di costruzione maschera
“Si tratta l’argilla e se ne foggia un vaso e in quel che è il suo vuoto sta l’uso del vaso.”
– Lao Tzu –
La maschera ricompone il dualismo tra pieno e vuoto. Sul davanti essa risulta come un pieno, sul retro è un vuoto. Sul davanti essa appare, si presenta, si mostra, ma la sua presenza dipende da ciò che nega, da ciò che nasconde o da ciò che determina il suo trasformare: dipende dalla sua cavità, dal suo vuoto.
Lo scultore incide e modella ciò che ha in mente di rappresentare. La maschera è dunque un atto creativo dell’uomo che attraverso la sua pellicola, interna ed esterna, ricerca sé stesso e tenta di dominare le proprie complementari, contraddittorie pulsioni e tensioni. Queste vorticano intorno alla maschera, scivolano lungo le levigate superfici, penetrano negli anfratti delle pieghe e delle rughe d’espressione; ne sono in ciò assorbite o riflesse. La maschera rappresenta quindi la possibilità per l’uomo di esplorare il proprio universo, di sviscerarlo, disarticolarlo e ricomporlo in una creatura nuova, che rappresenta qualcosa d’altro. Essa reca con sé, in una sintesi formale di convenzione e realismo, quei tratti fissi in cui poter percepire e riconoscere qualcosa di suggestivo, traccia delle proprie esperienze e frammento di natura archetipica. La maschera non ha la sola funzione di occultare ma anche quella di provocare o suscitare particolari emozioni, e di trasferire, portatore e spettatori, in altre dimensioni.
Lavoreremo sul pieno attraverso il vuoto, cercando di rendere visibile ciò che è interno ed invisibile.