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Santa Stolfo – Carlino

SANTA STOLFO – Allora io sono del tre, del due, del 42. (03/02/42)

E ho 81 anni, vengo di Carlino e sono nata a Carlino, sono ancora a Carlino.

INTERVISTATORE – Come ti chiami?

SANTA STOLFO – Stolfo Santa, mi chiamo.

INTERVISTATORE – E da piccola come passavi il tempo?

SANTA STOLFO – A giocare. Sempre a giocare coi bambini. Eh, si saltava la corda, si andava nel fosso a fare il bagno.

INTERVISTATORE – Allora la corda, come funziona il gioco della corda?

SANTA STOLFO – Il gioco della corda, prendevano di qua un poco di qua, un po di là si tirava dopo, si saltava, si diceva noi, la cavalletta – quale il salto in alto che fanno adesso, si saltava e si giocava sempre nei campi.

INTERVISTATORE – E dove sei andata a fare il bagno?

SANTA STOLFO – Nei fossi. Una volta era tutto pulito, adesso non si può, ma una volta si andava a fare il bagno lì. E (l’acqua) non era tanto fonda perché sennò, erano ragazzini. No, ma si andava. Il nostro genitori si poteva andar via, loro ti cercavano. Basta andare fuori a giocare.

Dopo quando era il vento si faceva l’aquilone con la farina.Per fare la colla. Per attaccare… e si correva con l’aquilone.

INTERVISTATORE – Come si faceva la colla?

SANTA STOLFO – L’acqua e la farina, farina bianca. Si mescolava, fissa lì nell’acqua, si faceva le rotelle di carta. E si correva chi correva di più, vinceva e io correvo io la prima sempre.

Mi piaceva correre perché mia zia mi aveva regalato un paio di scarpette della montagna e io con quelle lì correvo che se era una volta che mi mettevano a fare le corse, vincevo io. Ma eravamo poveri, e

INTERVISTATORE – E quanti eravate a giocare assieme?

SANTA STOLFO – Eravamo in 7, 8, venivano tutti dove abitavo io là a giocare. Perché era posto lì, era il ritrovo lì e lì venivano tutti dalle, dove abitavo io.  Perché erano i campi e….via precelluti era e là anche quando era la guerra venuta. Aveva mio papà, aveva fatto il rifugio e veniva tutti sotto là. Ha paura degli aeroplani e venivano lì in rifugio, tutti stretti dentro lì, io ero piccolina.

Dopo que rifugio lì piano piano, quando è finito tutto. L’han tirato via.

INTERVISTATORE – E quindi che giochi che si facevano?

SANTA STOLFO – Col pantano. Ecco, sì, aveva i posti dell’argilla, dove abitavo io, c’era l’argilla, no? e lì si preparava questa argilla, si girava e si voltava, quando era bella, si tirava punf, chi aveva il buco più grande vinceva. Si era tutta argilla dove abitavo io, tutto nel fosso, lì si prendeva e venivano tutti a giocare lì.

INTERVISTATORE – E faceva rumore?

SANTA STOLFO – Eh si, eh, faceva il tuono, no? Eh, perché con altre, con altre se non era l’argilla non faceva perché si sbriciolava l’altra, l’altro terreno invece, quello li teneva proprio.

INTERVISTATORE – E cos’altro si faceva con l’argilla?

SANTA STOLFO – Scusa, si giocava solo per fare buco bucato, solo quella cosa lì. Il buco era in mezzo che si faceva il coso in mezzo, no? si faceva più fine e quando si tirava forte si apriva. E allora si faceva, si giocava sempre così. E dopo eravamo tutti impantanati, tutti sporchi…

INTERVISTATORE – E cosa dicevano a casa?

SANTA STOLFO – Eh? Cosa dicevano? Dove siete stati? nel pantano.

Basta andar fuori a giocare, cosa dobbiamo fare lì? Erano le casette piccole, una volta, se noi eravamo tutti assieme li è così. E dopo ci mandavano a prendere su di cena. Sai cos’era la cena?

Il tarasso. Ma andate a prendere su di cena, la cena cosa? Verdura. E si andava. Tarasso, sì. È così.

INTERVISTATORE – E dove lo prendevate?

SANTA STOLFO – Nei campi. Nei campi si andava a prender su di cena.

INTERVISTATORE – Non erano coltivati i campi?

SANTA STOLFO – No, erano di quelli che mettono l’erba per le mucche e dopo li veniva su quello lì.

INTERVISTATORE – E fra di voi oppure con chi era più grande, genitori nonni, si raccontavano storie?

SANTA STOLFO – Ci raccontavano, ma io adesso non mi ricordo cosa mi raccontavano. Sì, perché televisione non c’era. La sera si era lì, mio papà andava. A cosa là, nella Marina a prendere su le cappe. E alla sera faceva la polenta e buttava l’acqua dentro con le cappe, e lì si mangiava insieme alla sera perché da mangiare non era tanto.

Era poco, solo quando si ammazzava, il maiale, si mangiava qualche cosa, sennò… Poco o niente. Però si stava bene, non si era… era tutta una fratellanza, anche coi parenti, con la gente vicina, invece adesso non c’è niente più. Ognuno è per suo conto.

INTERVISTATORE – E avevate dei giocattoli?

SANTA STOLFO – Eh giocattoli di pezza. Si andava lì di una sarta, che era mia cognata, adesso, si si tagliava dei pezzettini di stoffa, si faceva le palline e si giocava con quelle lì.

INTERVISTATORE – Come si giocava con quelle?

SANTA STOLFO – Eh si tirava con un legno, si tirava a un altro, l’altro ti tirava a te e si giocava così. E se no si giocava con le palline in fila. Se prendevi il piccolo qua, prendevi su tutto, se eravamo (avevamo) tutte le mani tutte sgracciate qui, a suon di “ciapa su le ballutis”. Eh, si metteva in fila tutte le palline, se le comprava Eh?

INTERVISTATORE – A non quelle di stoffa?

SANTA STOLFO – no, no palline di Eh no di terra erano di terra. E si metteva in fila. E si tirava, quello che prendeva il primo qui. Li prendeva tutto, ma se prendeva le 2 3 qui prendevi solo quelle due che erano vicino. E per prenderle su che si giocava. nel… adesso era l’asfalto, ma una volta non era l’asfalto, si era tutti grattati le mani qui per prendere su così le le palline.

INTERVISTATORE – E invece quel gioco di prima, con la palla di di stoffa e con il bastone.? Bisognava colpirla?

SANTA STOLFO – Si, a tirarla, uno di qua e uno di là

INTERVISTATORE – Aveva un nome?

SANTA STOLFO – Eh? Un nome, si giocava noi e non si diceva il nome, quello che era era.

INTERVISTATORE – C’erano dei posti in cui vi piaceva giocare di più, dove era più bello giocare?

SANTA STOLFO – Eh, giocare, più di tutto in campagna. Si, si andava a pascolo con le oche. Che mi ha toccato anche quella, e col giocare le ho perse, sono andata a casa mia mamma quasi mi picchiava e mio papà. È nell’indomani, di mattina presto, abbiamo trovato le oche tutte col coso in bocca, gli avevano messo uno stecco in bocca perché non mangiassero e loro poverine venivano avanti tutte, così come rimbambite.

Eh si andava con le oche e si andava a giocare, le oche andavano dove volevano… Se tre ragazzine, se stiamo dietro le oche noi, siamo oche quasi noi, insomma… È così….

Quando ero all’asilo cantavo Gallo galletto. Piccolina.

Si cantava Gallo, galletto chicchirichì, presto il viene rialza il di

che era mio suocero. Dopo quando mi sono sposata, che trovava sempre quella bambina che cantava quella canzone lì. E lei e lui, quando passava, gliela cantava e lei Piangeva che non voleva che gliela cantassero. È così…

E dopo si giocava a nascondino.

È una mia amica, Poverina, è caduta nel buco del gabinetto.

Se no…

INTERVISTATORE – E come era fatto il gabinetto?

SANTA STOLFO – eh di quelli con la turca, una volta lì lì, dal coso lì che si aveva l’ENEL, qui no? L’osteria e si giocava, era buio e dopo non se la vedeva a venire, Eh, ma dove è Andata, dove è andata si andava a cercarla e lei, poverina, era nel buco lì, quasi moriva. Era una turca, così, coi mattoni in giro e il buco, ma un bel buco grande.

INTERVISTATORE – E voi giocavate, anche se era buio?

SANTA STOLFO – Eh si Eh

INTERVISTATORE – stavate in giro?

SANTA STOLFO – Si andava come adesso che è la festa di maggio, si andava a funzione lì che sono… e dopo, quando si… si andava apposta per venir fuori a giocare dopo. E dopo si giocava. Un bel pò, e dopo si andava a casa. È così…..

INTERVISTATORE – Una speranza per il futuro?

SANTA STOLFO – Eh, una speranza per il futuro. Ma speriamo che in futuro cambi tutte queste cose che sono in giro. Che sono abbastanza.

E per me ormai io ho un’età che per me quello che viene per me è tutto bene. È per i giovani. Quello è l’importante, i giovani.

Cosa dovrebbe cambiare? Eh, cambiare un po tutto.

Non drogarsi, i giovani.

No? cercare di andare a lavorare e non stare sul divano a prendere

Quei soldi che gli danno.

Che quella lì è una porcheria per i giovani.

E invece e dopo…. che viene… 

Cosa vuole? Cosa le devo dire?

Niente.

Per me io preferivo… adesso si ha tutto quello che si ha.

Ma una volta si aveva poco, però si stava più bene.

Ecco, si era più contenti, più tutto. Invece adesso si ha tutto e non siamo contenti di niente.

E così… e il Covid che non stia più a venire perché io l’ho avuto abbastanza male e che stia lontano.

Se.Me.
Sentieri della memoria

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